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Cratere attico a figure nere attribuito al Pittore di Antimenes

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Cratere attico a figure nere attribuito al Pittore di Antimenes

Tra i ritrovamenti più importanti effettuati nel corso di oltre un secolo di ricerca a Fratte, è doveroso fare cenno ad una serie di vasi di produzione attica recuperati durante lo scavo della necropoli a Nord del torrente Pastorano, all’inizio del secolo scorso. 

Tali vasi contraddistinguevano le sepolture riservate agli individui più importanti della comunità dell’antico centro: spesso nei corredi sono associati a vasellame di bronzo di riproduzione etrusca. Questi pezzi sono quasi sempre attribuibili alla sfera del consumo del vino, mentre i servizi in metallo sono generalmente legati al consumo della carne. L’associazione di questi due ambiti rimanda, senza molti dubbi, al mondo del banchetto/simposio.

Il cratere di Antimenes è stato recuperato durante lo scavo della Trincea G della necropoli scoperta nell’inverno del 1927, situata nei pressi della cava di tufo di Proprietà Mari. Il vaso faceva parte di una serie di materiali rinvenuti ammucchiati, probabilmente riferibili alla stessa sepoltura. Il cratere si presenta con labbro a disco con parte superiore piatta, largo collo cilindrico, corpo globulare rastremato verso il basso, spalla a profilo convesso, anse a colonnette; piede ad anello. 

Il lato principale presenta un importante programma figurativo: la rappresentazione della fuga da Troia. Al centro è Enea, il quale porta sulle spalle il padre Anchise; a sinistra una figura femminile incedente verso destra, forse Afrodite, a destra un’altra figura femminile retrospiciente, forse Creusa. A chiudere, un guerriero frigio incedente verso sinistra con volto rivolto a destra; sullo sfondo tralci di vite.
 
Sul lato opposto è raffigura una scena dionisiaca: fra due satiri, Dioniso stante regge nella mano sinistra un grande kantharos; di fronte a lui Arianna. Le parti scoperte delle figure femminili sono sovraddipinte in bianco. 
La parte superiore del labbro è decorata con boccioli di loto intrecciati e palmette in corrispondenza delle anse; esternamente, due file contrapposte di edera. A chiudere, una raggiera. 

Grazie allo studio dei panneggi e i dei volti, è stato possibile attribuire la produzione di questo pezzo, alla cerchia del Pittore di Antimenes, officina attiva nel terzo quarto del VI sec.a.C.

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