L’Operation Avalanche, l’Operazione Valanga, rientrò in questo piano di pressione sull’esercito tedesco nella Penisola italiana, iniziato il 10 luglio con l’avvio della conquista della Sicilia. Quindi, tra le 3:30 e le 3:35 del 9 settembre, dunque poche ore dopo che l’Armistizio tra Regno d’Italia e Forze Alleate era stato reso noto (8 settembre, ore 19:45), scattò l’operazione che avrebbe portato alla vittoria sull’esercito tedesco dopo oltre 10 giorni di aspri combattimenti.
Le forze degli Anglo-americani coinvolte appartenevano alla Quinta Armata del lt. gen. Mark W. Clark, la quale era divisa in due corpi, uno americano e l’altro inglese. Benché l’operazione sia passata alla storia come “sbarco a Salerno”, l’area prescelta per l’operazione militare era la Piana del Sele, che con i suoi ampi spazi e la costa pianeggiante avrebbe favorito i movimenti. Salerno, con il suo crocevia di collegamenti (a nord verso Napoli e poi Roma, verso l’interno appenninico e verso Reggio Calabria a sud), il cui controllo era fondamentale per gli esiti bellici, rappresentava la fondamentale seconda tappa. Infatti, gli Inglesi si sarebbero occupati dell’area settentrionale, dalla foce del Sele in su, mentre gli Statunitensi di quella meridionale.
Sull’altro fronte, i Tedeschi al comando del mag. gen. Rudolph Sieckenius si erano attestati nei pressi di Eboli e, con il compito di presidiare la costa, avevano stabilito diversi capisaldi e fortificazioni tra Salerno e Agropoli. Tra le divisioni vi era anche la 16esima Panzer-Division, reduce del terribile assedio di Stalingrado.
Durante le operazioni preliminari si era verificata una grave tragedia per le forze marittime italiane: il 7 settembre, il sommergibile Velella era stato affondato, trascinando con sé tutto l’equipaggio. Solo nel 2003 è stato possibile recuperare il relitto a largo di Punta Licosa.
Dopo la notizia dell’Armistizio, la Wehrmacht procedette al disarmo dell’ex-alleato e alla requisizione di tutte le postazioni utili alla difesa costiera, uccidendo il gen. Ferrante Gonzaga, che si era opposto alla consegna.
A nord i commandos sbarcarono e riuscirono a occupare Maiori e Vietri, sebbene quest’ultima con difficoltà. A causa della resistenza tedesca, le forze inglesi provenienti da sud-est di Salerno riuscirono a collegarsi con i commandos solo il giorno seguente lo sbarco. La città, in precedenza quasi del tutto abbandonata dai Tedeschi e dalle autorità civili italiane, venne occupata dagli Angloamericani. Il col. Thomas Aloysius Lane venne nominato governatore della città e presto prese contatto con l’unica autorità rimasta a Salerno: l’arcivescovo Nicola Monterisi.
La calma era solo apparente: già dall’11 settembre la città fu assaltata da numerose controffensive dalle truppe del gen. Hube. Particolarmente accaniti gli scontri nell’area del Sanatorio (oggi parte del presidio ospedaliero “Giovanni da Procida”). Inoltre, le forze alleate vennero rallentate da un famoso episodio di ammutinamento di due divisioni, condotte all’ultimo momento a Salerno, come rimpiazzo per le spaventose perdite che gli Angloamericani stavano subendo.
Anche nell’area a sud di Salerno, la Wehrmacht lanciava feroci contrattacchi, lungo il fiume Tusciano, sulle cui sponde le forze contrapposte si batterono per una settimana, tra il 10 e il 16 settembre. Aspre battaglie si accesero nell’area tra il fiume Calore, Altavilla Silentina e la Quota 424, un’altura alle spalle della cittadina.
Alla fine, il 17 settembre alle ore 17:00 il gen. von Vietinghoff diede ordine di ritirata. Le truppe lo fecero in maniera graduale, a partire dal sud, seguite dal centro nei pressi di Battipaglia; le forze tedesche al nord rimasero ferme in un primo momento, per poi prendere posizione insieme alle altre dietro il fiume Volturno, a nord di Napoli. La ritirata iniziò quella sera, sebbene i soldati presenti sulla Quota 424 rimasero lì fino alla mattina seguente per scoraggiare un eventuale attacco da parte degli Statunitensi nei pressi del ponte del Sele.
La ritirata fu compiuta con tale furtività ed efficienza che gli alleati non scoprirono della partenza dei tedeschi fino alla tarda mattinata del 18 settembre, quando si accorsero che gli avversari avevano abbandonato il Tabacchificio, una zona ritenuta di fondamentalmente importanza, e che i tedeschi avevano fino a quel momento difeso con forza. Qui tutti gli esplosivi furono disinnescati e il luogo occupato senza necessità di sparare neppure un colpo.
L’Operation Avalanche aveva avuto successo, benché ancora per giorni la Wehrmacht avrebbe opposto resistenza nei territori alle spalle di Salerno. Ormai, però, era solo questione di tempo per le truppe tedesche. Ribellatasi Napoli nelle famose Quattro Giornate, la strada per Roma si apriva alle forze alleate.
Mario Loffredo