Che me manca - il videoclip

Per girare il videoclip di “Che me manca” sono partito da una suggestione ricevuta in un pomeriggio di agosto.

Ero a zonzo nelle viuzze deserte di Calitri (Avellino) con la mia compagna Tonia Peluso – autrice dell’artwork del nostro vinile e di tutte le grafiche del progetto Totò Poetry Culture – e a un tratto ho sentito il richiamo di un suono armonico e leggero. Costante, misterioso. Ho cercato la fonte di quel ritmo e ho trovato la porta d’ingresso di un appartamento. Sbatteva a intervalli misurati, coccolata dal vento irpino. Ho varcato la soglia e ho trovato una casa abbandonata in cui ho percepito una istantanea sensazione di beatitudine. Ho girato subito un primo video, attraversando lo spazio, la luce, fino a scoprire la vallata al di là della finestra. Il divano rovinato era già là dentro. Mi sono avvicinato, l’ho accarezzato e l’ho assaggiato.

Un giorno – poche settimane più tardi – abbiamo scelto quale potesse essere la seconda traccia del progetto da divulgare sulle piattaforme digitali di streaming e “Che me manca” ci è sembrato il brano più sensato. Per quello che raccontano i versi scritti da Antonio de Curtis e per il mood musicale che io e Lello Tramma abbiamo realizzato al TraMusic Studio di Frattamaggiore.

C’è una sorta di confessione superbiografica, in questa poesia. D’accordo la fama, d’accordo la gloria, le ovazioni ricevute, gli applausi e gli autografi, la ricchezza, la bella vita e il danaro. Ma se poi io resto senza amore che senso ha? Immaginando una relazione visiva ho capito all’istante che i luoghi d’Irpinia erano quelli perfetti per tradurre in videoclip la storia di questa poesia. Conosco abbastanza quella geografia. Risento della suggestione di quegli spazi, delle turbine eoliche, dell’arcobaleno dei terreni coltivati, dei girasoli e della paglia accumulata. Dei ricordi vorticosi degli ultimi dieci anni in estate. Dei laghi trasparenti e glaciali, dei libri impolverati e carbonizzati. Dei pipistrelli che si sono impossessati di soffitte senza eredi. Di porte dietro le quali non ci sono più cuori che pulsano, labbra che sbadigliano, ma soltanto peluche addormentati sui materassi. Di treni senza mete.

In questo ritratto in movimento con suoni di Moog abbiamo intrecciato due citazioni totoiche. Prima, la giubba rossa da domatore circense, che evoca ben due film/due personaggi interpretati da Antonio de Curtis: Tottons ne “Il più comico spettacolo del mondo” (regia di Mario Mattoli) e Totò Innocenti in “Uccellacci e uccellini” (regia di Pier Paolo Pasolini). Seconda, la zuppiera di pasta saporita, che sfama e induce all’euforia. Manifesto della versione cinematografica di “Miseria e nobiltà” (regia di Mario Mattoli) dall’omonima commedia di Eduardo Scarpetta (1887). 

 

Il video: https://www.youtube.com/watch?v=yO29nU_nVXU&t=5s

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