null Gegè Munari

Gegè Munari

Eugenio “Gegé” Munari da Frattamaggiore, classe 1934, settant’anni di una carriera che pochi possono vantare nel mondo del jazz e l’energia, il vigore e la curiosità di chi non finisce mai di imparare. Questo è “Gejazz”, come lo soprannominò il sassofonista statunitense Johnny Griffin.
Negli anni Quaranta con gli Otto Munari Otto, complesso “di famiglia” messo su dal fratello Alfonso, intratteneva gli americani ballando la claquette. La batteria arrivò dopo, quando fu chiamato a sostituire il fratello Pierino, mentore dei batteristi italiani, partito per il servizio di leva.

Credits immagine: Courtesy Diego Librando

Oltre agli insegnamenti del fratello Pierino, apprese talmente bene la lezione dei batteristi statunitensi, tra cui a Napoli quella del militare Fred Buda, che fu ben presto richiesto dai maggiori musicisti italiani. Gegè Munari è stato il primo in Italia ad usare rapporti ritmici più moderni, à la Max Roach o à la Philly Jo Jones, in grado com’era di suonare con grandissima autonomia dei quattro arti. Il primo capace di creare un ritmo “altro” rispetto a quello di base, attraverso la combinazione di smorzamenti del charleston, tempo portato sul ride con la mano destra, rullante con la sinistra e puntualizzazioni col piede destro sul pedale della grancassa.

Autodidatta, imparò a leggere la musica solo dopo essere entrato nell’Orchestra della RAI di Roma, negli anni Sessanta. Da allora la sua carriera è decollata vertiginosamente. Secondo miglior batterista nel 1967 al Festival di Montreaux, dietro Jack De Johnette, dalla sua batteria ha “guardato le spalle” a musicisti del calibro di Gato Barbieri, Chet Baker, Dexter Gordon, Astor Piazzola, Lee Konitz, Steve Lacy, ha accompagnato Liza Minelli, Mireille Mathieu, Jerry Lee Lewis e tante altre stelle della musica internazionale.