La grande complessità tematica del testo è rafforzata da una struttura complessa, dove i versi liberi sono organizzati in dieci stazioni o ronde d’eloquio, simmetricamente speculari tra loro, nonché separate da una stazione zero, fuori da ogni logica narrativa. Anche la lingua si fonda sulla antinomia e sulla dissonanza e vive di contrapposizioni, facendo dell’ossimoro la propria cifra, per cui un concetto è se stesso e il suo esatto contrario. Ed è per questo che Hamlé così si esprime:
«Niente cchiù parole. Pas de mots!
No, no, ati, ate! Altre, sempre!
Sempre cchiù parole, voglio!
Words, words, words, a mmuorze, a mmuorze, a mmuorze!».
Amleto è un ribelle che “gioca” con le parole che sono dannate e salvifiche allo stesso modo.
Questo testo è un continuo labirinto, un dedalo di parole, in cui Amleto evidenzia più che la sua utopia, la protervia, ambiguità e infine la sua autodistruzione. Su tutto domina l’idea dell’imperfezione, della malattia, della morte.
LINGUA Napoletano, italiano, latino, inglese, inglese maccheronico, tedesco, francese, spagnolo, diversi proverbi napoletani.
MUSICA Canzone di Donovan Jennifer Juniper.
NOTE
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«Mal-d’-Amlè, da Shakespeare. Poi Recidiva, da Copì. Lingua Carne Soffio, da Artaud. E Aquarium Ardent, da Rimbaud […]. Tutti autori stranieri. Inizia così il mio rapporto con la “tradinvenzione” drammaturgica. Ci vogliono gli artisti che capiscono altri artisti. Il più giovane nei confronti del più grande deve avere umiltà». Così Moscato, in un’intervista pubblicata su Doppiozero (5 aprile 2018), colloca Mal-d’-Amlè all’interno di un percorso scrittorio personalissimo che guarda ai grandi maestri del passato, li attraversa e li restituisce col filtro della propria poetica.
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Il testo fu scritto su sollecitazione di Leo de Berardinis.
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Riferimento alla città di Napoli: Coroglio, Margellina (sic.), il Vesuvio e le Quattro giornate.
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Riferimenti a Leo de Berardinis, Eleonora Duse, Carmelo Bene, Annibale Ruccello, Antonio Neiwiller, Eduardo.
È presente la ri-citazione dal sonetto di Dante: «Oh, Guido, Guido, io vorrei che tu e Lapo ed io […]».