Musica americana e canzone napoletana

Dal primo incontro tra canzone napoletana e i ritmi afro-americani al reciproco rispetto.

Il primo incontro tra canzone napoletana e ritmi afro-americani risale all’inizio del Novecento. La causa fu il flusso migratorio che portò tanti italiani negli Stati Uniti e la nascita di una piccola Italia in grembo all’America favorì lo scambio. Il legame stretto tra produzione napoletana e americana è sottolineato dalla grande fortuna delle case editrici musicali partenopee, che spesso avevano una seconda sede a New York. Nella maggior parte dei casi, in questi anni, l’apertura ai ritmi americani fu solo un modo per svecchiare un repertorio ancora legato alla romanza di fine Ottocento. Ritmi di fox-trot, one-step, charleston, cha-cha-cha, utilizzati nell’incipit iniziale, venivano poi contraddetti, nel corso nella composizione, da ritmi di tarantella e marcia.

Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale Napoli si ammutolì. Una città colpita da quasi cento terribili bombardamenti non aveva più lo spirito per cantare. Solo con l’arrivo degli alleati l’incubo cessò. Come già accaduto in passato, il genere prescelto per il ritorno alla musica fu il canto popolare, che in quell’occasione si legò ai nuovi ritmi che gli alleati portavano con sé. La canzone preferita dai militari americani negli improvvisati night club cittadini era Pistol Packin Mama di Al Dexter, “tradotta” dai napoletani in Ollero e Pistudda con i versi napoletani che trattavano del commercio illegale di sigarette o dei più dolorosi traffici di segnorine.

La canzone napoletana trasse nuova linfa dai nuovi ritmi d’oltreoceano, ma non si lasciò sopraffare (o colonizzare), piuttosto li rielaborò liberamente. Con il secondo dopoguerra tradizione napoletana e americana cominciarono a camminare con pari dignità, fino a che negli anni Sessanta la prima si arrese definitivamente al rock and roll, che ebbe in Peppino Di Capri il suo primo rappresentante partenopeo.

Soprattutto negli anni Cinquanta i ritmi afro-americani agiranno con una maggiore proficua influenza sulla musica napoletana, inaugurando un filone nuovo, i cui principali interpreti saranno Renato Carosone e Ugo Calise.

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