Regio Conservatorio di Musica San Pietro a Majella

Nel cuore della Napoli antica, sul fregio di marmo bianco che corona uno dei tanti imponenti portali che si susseguono nella teoria di palazzi del Decumano Maggiore, spiccano le parole: “Regio Conservatorio di Musica”.

La sua storia inizia nel 1808, quando tre istituti musicali cinquecenteschi, sui quattro presenti a Napoli, furono soppressi e accorpati a quello di San Pietro a Majella, il più antico conservatorio italiano ancora in attività. In qualità di luogo di formazione musicale impostato sulla tradizione della celebre Scuola musicale napoletana, il Conservatorio è stato per secoli, una fucina di talenti artistici.

La biblioteca e l’archivio conservano i manoscritti originali della produzione musicale realizzata a Napoli e una raccolta di strumenti appartenuti a celebri artisti.

Al conservatorio, sono legate varie figure iconiche della tradizione musicale italiana: una di queste è il poeta Salvatore Di Giacomo, autore di alcuni dei testi più celebri della canzone classica napoletana (Napulitanata, Era de maggio, Luna nova, Marechiare, ‘E spingule frangese ecc.). Dal 1894 infatti Di Giacomo inizia la sua attività di bibliotecario, collaborando prima con la Biblioteca Universitaria di Napoli e poi, in appena due anni, con il Real Istituto di Belle Arti; da qui si trasferisce alla Biblioteca Nazionale, dove lavora sul fondo teatrale e musicale donato dal conte Edoardo Lucchesi Palli. Finalmente, nel 1916, approda al Conservatorio San Pietro a Majella.

Curiosità: nello stesso anno il poeta sposa Elisa Avigliano, una giovane conosciuta proprio nella sala di lettura di una biblioteca.

Immergiti nel paesaggio sonoro nei pressi del Conservatorio:

Galleria fotografica